Conoscete la storia della Pelota Jai Alai di via Palermo?

Una parte di un campo di pelota basca

Conosci la Pelota Jai Alai di Milano?

Quella di via Palermo, vicino a corso Garibaldi?

Esatto! Proprio quella!

Si. Ci fanno degli eventi. Ci sono stato a un Fuori Salone: via Palermo fa parte del Distretto Brera.

Si, lo so. Ma lo sai che cosa ci facevano prima?

Nella Pelota Jai Alaii?

Si. Lo sai che cos'era prima quel posto?

No.

Era uno sferisterio.

Che sarebbe?

IL GIOCO

Un posto dove si gioca alla pelota basca. Conosci questo sport?

Veramente, no. Ne ho solo sentito parlare.

Di solito, è a squadre e si gioca al chiuso. Ma ci sono delle varianti all'aperto e si può giocare anche individualmente.

E che cosa bisogna fare?

Tirare una pallina simile a quella da tennis contro il muro e quando rimbalza tirarla di nuovo. Può toccare per terra o la parete laterale solo una volta.

È tipo squash?

Più o meno. Il campo è più lungo e più stretto. La palla è di caucciù, viene fatta in modo artigianale ed è molto dura. E infatti i giocatori indossano dei caschi protettivi e c'è una rete che separa il campo dal pubblico. Non solo: la palla va velocissima e può arrivare a 300 chilometri all'ora.

Wow. Quindi è pericoloso?

Senza le protezioni, sì. Pensa che prima che rendessero obbligatorio il casco, nel 1960, c'erano stati trenta morti. In partite ufficiali. Così c’è scritto su un articolo di Repubblica. Secondo altri, sono stati una cinquantina.

Ah.

Poi, si usano degli strumenti diversi dalle racchette. Comunque, si: può ricordare lo squash. Infatti...

Infatti?

Possiamo dire che la pelota e lo squash sono cugini perché derivano entrambi dalla pallacorda.

Quella del giuramento?

Bravo. A sua volta, la pallacorda, detta anche jeu de paume, derivava dall'harpastum romano.

E perché si chiama pelota basca?

Perché è molto popolare nell'Euskadi.

In effetti, potevo arrivarci.

Ha successo anche negli Stati Uniti e in Francia.

Dove c'è stata l'emigrazione basca, diciamo.

Sì. Ce ne sono tante varianti. Non so spiegarti bene le differenze però se cerchi su Internet trovi delle informazioni esaustive. Conosco solo la jai alai, che in basco significa festa allegra.

LA PELOTA JAI ALAI A MILANO (SFERISTERIO DI VIA PALERMO, 10)

La conosci perché era quella che si giocava a Milano?

Bravo. Se cerchi su YouTube, trovi dei video. Ovviamente, la loro qualità non è altissima.

Come mai?

Perché risalgono agli anni Novanta se non addirittura a prima. L'impianto ha chiuso il 31 maggio 1997.

Magari lo mettono su Accadde Oggi. Com'era questo impianto? Qual è il nome tecnico che hai detto prima?

Sferisterio.

Come il teatro di Macerata?

Bravo. In realtà, non ci sono mai stato però era uno dei luoghi dell'immaginario collettivo milanese insieme a San Siro, al Bar Basso, all’Ippodromo, al Vigorelli, al Bar Jamaica, alla Pasticceria Gattullo, al Palazzo del Ghiaccio, alla Pasticceria Cova eccetera. Almeno, a quello di una volta.

Hai detto che lo hanno chiuso nel 1997. Quando lo avevano aperto?

Nel 1947.

È durato tanto per essere uno sport minore.

Minore in Italia. Nei Paesi Baschi è lo sport nazionale.

Certo! Ma da che cosa dipendeva questo successo a Milano?

Probabilmente, dalla presenza di campioni come Arrata Zubiza, Ara Echeva, Ugarte Odri, Luis Zarasola, Santiago Oleaga e Dano. Li portò qui Salvatore Laino.

Chi era?

Un imprenditore napoletano. Ci riuscì anche grazie al suo amico Sabino Elizburu.

Quanti spettatori poteva contenere lo sferisterio?

Circa 1200.

Perché ha chiuso?

Perché ci andava sempre meno gente e perché gli scommettitori hanno iniziato a considerare le partite poco interessanti.

Gli scommettitori?

Sì. Il bancone delle scommesse si trovava dove adesso c'è il bar. Si dice che ci andasse anche Craxi. Una delle città americane in cui è più popolare la pelota è Las Vegas. Sarà un caso?

Forse no. E quindi dopo che hanno chiuso l'impianto di Brera lo hanno riqualificato e lo hanno trasformato in una location per eventi.

Si. Però hanno rispettato la struttura originaria, pur con dei cambiamenti. Per esempio, l’insegna all’ingresso è la stessa.

E ha mantenuto la sua importanza.

Sono d'accordo. Ma la cosa più interessante un'altra.

Quale?

Dopo che hanno chiuso lo Sferisterio di via Palermo, i giocatori hanno aperto un ristorante.

È per caso la Taberna Vasca di via Lodovico il Moro?

Si, è quella. Ci sei mai stato?

No. E tu?

Nemmeno. Magari ci andrò.

Magari anch'io.

Invece, ritornando a prima, allo Sferisterio ci andava anche lo scrittore Luciano Bianciardi. Infatti, si vede in una scena del film La vita agra, tratto da un suo romanzo. Lo hai visto?

È quello con Enzo Jannacci e Ugo Tognazzi?

Esatto.

Lo hai visto?

Qualche spezzone.

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