La Grande Milano ha 100 anni (1923-2023)
Il 2 settembre 1923 nasce la Grande Milano. Quel giorno, infatti, venne emanato il Regio Decreto numero 1912. Stabiliva che i comuni di Affori, Baggio, Chiaravalle Milanese, Crescenzago, Gorla-Precotto, Greco Milanese, Lambrate, Musocco, Niguarda, Trenno e Vigentino dovevano essere soppressi per essere inglobati da Milano.
Probabilmente, molte persone non sanno che fino a un secolo fa questi non erano quartieri ma comuni indipendenti, come adesso lo sono posti come Cologno Monzese, Vimodrone, Corsico, Buccinasco, San Donato Milanese eccetera.
Inoltre, sempre per creare la Grande Milano, Ronchetto sul Naviglio e Lorenteggio vennero tolti rispettivamente a Buccinasco e Corsico e dati al capoluogo. Per contro, nel 1932, Poasco fu separata da Milano e aggiunta a San Donato.
LE CAUSE
Come sono arrivati a questa decisione? Prima di spiegarlo, voglio precisare che anche Genova, nel 1874, beneficiò di un trattamento simile. Infatti, si parla di Grande Genova.
Ma a torniamo a noi. I motivi per i quali a Milano è stato concesso di mangiarsi questi comuni e di declassarli a quartieri sono più di uno.
Una delle cause, forse la principale, è stato l'avanzamento progressivo dell'urbanizzazione dopo l'annessione di Corpi Santi, nel 1873. Eh si, il 2023 è un anno speciale perché ricorre il centesimo anniversario della nascita della Grande Milano e il centocinquantesimo dell'annessione di Corpi Santi. Sono passati anche dieci anni dalla morte di Jannacci e venti da quella di Gaber, ma non divaghiamo troppo.
Fino al 1873 la nostra città coincideva con l'area delimitata dalla cerchia dei Bastioni, detti anche mura spagnole, e Corpi Santi era un comune prettamente agricolo, con campi, cascine e undici parrocchie extramurarie: Calvairate, Monluè, San Gottardo in Corso, Barona, Gratosoglio, Ronchetto delle Rane, San Pietro in Sala, Santissima Trinità e Santa Maria alla Fontana. Tuttavia, molte aziende avevano la sede lì per motivi fiscali.
LE TAPPE DAL 1873 AL 1923
Chi ha letto l'articolo sull'annessione di Corpi Santi si ricorderà che già con Napoleone era stata fatta un'operazione simile, poi annullata dagli Asburgo.
Soprattutto, l’espansione di Milano non arriva all’improvviso, Infatti , con il passare del tempo la città, intesa come agglomerati di case e di fabbriche, si estese. Quindi, anche con l'aggiunta dell'ex territorio di Corpi Santi, lo spazio non era più sufficiente. Va detto, inoltre, che l'espansione era cominciata ben prima del 1923. Infatti, per alcuni servizi Milano era già dovuta uscire dai propri confini. Il caso più emblematico a mio avviso è quello del Cimitero Maggiore: il comune di Milano lo fece costruire a Musocco, che ai tempi era indipendente. Questo comportava dei problemi, come si può intuire. A proposito Musocco, nell’ultimo articolo abbiamo visto che l’apertura del Monumentale e del Maggiore portò alla chiusura degli altri cimiteri della città. tra cui il Fopponino di Porta Vercellina.
Inoltre, la cittò, già prima del 1923 aveva modificato i propri confini. Ci fu anche un tentativo di resistenza.
Greco, 1904
Greco Milanese cedette dei territori già nel 1904. E non dei territori qualsiasi ma quelli dove adesso sorgono piazzale Loreto e la Stazione Centrale. Greco ottenne in cambio una porzione di quello di Milano,. In pratica, vennero ridisegnati i confini.
Greco viene citata ne I Promessi Sposi (capitolo 33). In via Bottelli 1 c’è un’insegna con la citazione del passo.
Turro, 1918
Turro venne annesso già nel 1918. Adesso, questo quartiere confina con Rottole, che appartiene a Milano dal 1873.
Gorla-Precotto, 1920
Nel 1920, ci fu la fusione tra Gorla e Precotto, fatta apposta per salvare l'indipendenza di entrambi i comuni. Non ci sono riusciti.
CONSEGUENZE
Con il Regio Decreto 1912, la popolazione di Milano crebbe di 110.000 abitanti, per un totale di 810.000.
Alcune vie delle zone annesse si chiamavano come delle strade di Milano,. Ad esempio, via De Amicis divenne via Oxilia,. Si tratta di una traversa di via Venini. Via Venini allora si chiamava via Libertà. Invece. via Varanini era via Libero Pensiero e via Sauli via Insegnamento.
COME UNA MATRIOSKA
Questi comuni a loro volta ne avevano inglobati altri. Ad esempio, nel 1757 Cimiano era entrato a far parte di Crescenzago.
A Crescenzago la sede dell'ex municipio è ancora ben visibile. Si trova vicino a quella della banda musicale del quartiere. È in piazza Costantino, all'imbocco di via Amalfi, un controviale dell'ultimo tratto di via Padova (che un tempo era la strada postale per Vienna) caratterizzato dalla presenza di ville ex nobiliari affacciate sul Naviglio della Martesana. La più rinomata è quella che appartenne al generale napoleonico Pino.
L'edificio più importante di questo quartiere (che, lo ricordo, potrebbe aver dato il nome a Porta Renza alias Porta Orientale alias Porta Venezia) è però l'Abbazia di Santa Maria Rossa, dove nel 1322 morì e fu seppellito Matteo Visconti, uno dei primi signori di Milano appartenenti a questa dinastia.
Un altro esempio: Baggio nel 1869 aveva annesso Muggiano: Muggiano nel 1841 aveva annesso Assiano e Assiano nel 1757 aveva annesso Cascina Malandra e Cascina Moirano.
Mi fermo qui. Ci sarebbe da scrivere tanto sia su Crescenzago sia sugli altri comuni che sono stati accorpati a Milano. Voglio solo dire che molti di loro, se non tutti, mantengono un'identità molto forte.
IL REGIO DECRETO DEL 2 SETTEMBRE 1923 E LA DECISIONE DI FAR NASCERE LA GRANDE MILANO
Ecco il testo del decreto. Leggendolo, possiamo capire le cause ufficiali della decisione. In particolare, le parti boldate.
R.D. 2 settembre 1923, n. 1912 - Aggregazione al comune di Milano di undici comuni contermini
G.U. di pubblicazione: 29 settembre 1923, n. 229
Relazione di S.E. il Ministro Segretario di Stato per gli affari dell’interno, Presidente del Consiglio dei Ministri, a S. M. il Re, in udienza del 2 settembre 1923, sul decreto che aggrega al comune di Milano undici comuni contermini.
MAESTÀ,
L’attuale circoscrizione del comune di Milano, comprendente un territorio di appena 7600 ettari con una popolazione agglomerata di oltre 700.000 abitanti secondo i risultati del recente censimento, è causa di grave disagio per l’espansione di quel grande centro demografico, specie in rapporto al continuo e rigoglioso sviluppo dei suoi potenti stabilimenti industriali. Ai margini della città, traendo vantaggio dalle favorevoli condizioni di vita offerte dalle sue fiorenti officine, si sono gradualmente sviluppate le comunità contermini di Baggio, Affori, Chiaravalle Milanese, Crescenzago, Gorla-Precotto, Greco Milanese, Lambrate, Musocco, Niguarda, Trenno, Vigentino, mentre, col progressivo ampliamento edilizio, il comune di Milano si è congiunto ai loro abitati, con taluno dei quali ha anche in comune delle vie, ed ha dovuto stabilire nel loro territorio alcuni dei suoi più importanti stabilimenti e servizi pubblici, come il polisportivo ed i nuovi impianti ferroviari in Lambrate, il grande collettore della fognatura in Vigentino, l’ippodromo in Trenno, il cimitero in Musocco, l’Ospedale dei contagiosi in Affori, l’aerodromo in Baggio, ecc.
Gl’inconvenienti derivanti da tale situazione per i frequenti contrasti nelle inevitabili interferenze fra le diverse amministrazioni civiche, la necessità di dare alla città di Milano un più ampio respiro per la organizzazione dei pubblici servizi in modo adeguato alle esigenze della sua crescente popolazione, l’interesse, per i Comuni contermini, di trarre più diretto vantaggio dalle agevolezze che offre la città con la più completa evoluzione degli istituti di ogni genere nei quali si esplica l’azione sociale della pubblica amministrazione, hanno in passato indotto le rappresentanze di taluni dei suindicati Comuni a chiederne l’aggregazione a quello di Milano in conformità a quanto si era già fatto per qualche altro piccolo Comune (recentemente Turro).
E poichè il problema si presenta ora più che mai urgente nella sua organica complessità, e nuovi voti sono pervenuti al Governo per un’adeguata soluzione, appare indeclinabile la necessità della fusione dei menzionati Comuni nell’unico comune di Milano, come provvedimento che, rispondendo a manifesti criteri di pubblica utilità, tolga alle singole amministrazioni la preoccupazione e la pena di cercare di volta in volta, su questioni particolari, accordi attraverso difficoltà grandissime create dagl’interessi in contrasto, dalle tradizioni e dalle resistenze locali, e dia vita ad un Ente che riunisca in sè tutti gli elementi necessari per sopperire ai bisogni generali delle popolazioni.
A ciò provvede lo schema di decreto che mi onoro sottoporre all’Augusta firma di Vostra Maestà, col quale si stabilisce altresì la procedura da seguirsi per la determinazione delle condizioni dell’unione, consentendo al riguardo — data la specialità del caso — una maggiore larghezza di quella ammessa dall’art. 118 (comma ultimo) della legge comunale e provinciale; si conferiscono ai Commissari, che reggono l’amministrazione di alcuni di detti Comuni, i necessari poteri per deliberare in ordine a tali condizioni in luogo dei rispettivi Consigli, ed, infine, ad evitare l’immediate rinnovazione dell’intero Consiglio comunale di Milano, che è stato eletto il 10 dicembre 1922 e dovrebbe rinnovarsi nel 1926, si dispone che, ferma restando la sua scadenza ordinaria, siano ad esso, nel frattempo, aggregati i sindaci dei Comuni riuniti (e, per i Comuni retti da Commissari, un rappresentante da designarsi con R. decreto fra gli eleggibili a consigliere) e sia inoltre dato ai medesimi un posto di assessore effettivo ed uno supplente nella Giunta municipale.
VITTORIO EMANUELE III
PER GRAZIA DI DIO E PER VOLONTÀ DELLA NAZIONE
RE D’ITALIA
In virtù della delegazione di poteri conferita al Governo del Re con la legge 3 dicembre 1922, n. 1601;
Veduta la legge comunale e provinciale, testo unico 4 febbraio 1915, n. 148;
Udito il Consiglio dei Ministri;
Sulla proposta del Nostro Ministro Segretario di Stato per gli affari dell’interno, Presidente del Consiglio dei Ministri;
Abbiamo decretato e decretiamo:
Art. 1.
I comuni di Affori, Baggio, Chiaravalle Milanese, Crescenzago, Gorla-Precotto, Greco Milanese, Lambrate, Musocco, Niguarda, Trenno e Vigentino sono riuniti nell’unico comune di Milano.
Art. 2.
Entro il 1° novembre 1923 i Consigli comunali stabiliranno di comune accordo le condizioni dell’unione, anche in deroga all’articolo 118 (comma ultimo) della legge comunale e provinciale, testo unico 4 febbraio 1915, n. 148.
Per tale ademipmento sono conferiti i poteri dei Consigli comunali ai Commissari che siano stati incaricati dell’amministrazione di detti Comuni.
In difetto delle deliberazioni di cui sopra, o in caso di dissenso, si provvederà con decreto del Ministro dell’interno, sentiti la Giunta provinciale amministrativa ed il Consiglio di Stato.
Art. 3.
Fino alla rinnovazione generale ordinaria del Consiglio comunale di Milano, faranno parte del Consiglio medesimo i sindaci dei Comuni indicati nell’articolo primo, e, fra essi, saranno eletti un assessore effettivo ed uno supplente, che verranno aggregato alla Giunta municipale. Per i Comuni retti da Commissari, la designazione del rappresentante, che dovrà far parte del Consiglio comunale, sarà fatta con Regio decreto fra gli eleggibili a consigliere di ciascun Comune.
Ordiniamo che il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sia inserto nella raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti del Regno d’Italia, mandando a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare.
Dato a Racconigi, addì 2 settembre 1923.
VITTORIO EMANUELE.
MUSSOLINI.
Visto, il Guardasigilli: OVIGLIO.
Registrato alla Corte dei conti, addì 15 settembre 1923.
Atti del Governo, registro 216, foglio 51. — GRANATA.
Edizione: Gazzetta Ufficiale del Regno n. 229 del 29 settembre 1923
IL COMUNICATO DEL SINDACI DELLA GRANDE MILANO (24 DICEMBRE 1923)
Invece, il 24 dicembre 1923, il primo cittadino di Milano, Luigi Mangiagalli, emanò questo comunicato.
Il Sindaco di Milano comunica che in forza del R. Decreto 2 settembre 1923 n 1912 ed in seguito alla deliberazione 14 dicembre 1923 del Consiglio comunale di Milano, resa esecutiva dall'Autorità tutoria, i comuni di Affori, Baggio, Chiaravalle Milanese, Crescenzago, Gorla-Precotto, Greco Milanese, Lambrate, Musocco, Niguarda, Trenno e Vigentino sono definitivamente aggregati a Milano.
Le amministrazioni dei cessati 11 Comuni sono conseguentemente assunte dal Comune di Milano, il quale sui riserva di provvedere sollecitamente per il coordinamento dei servizi già esercitati dai Comuni soppressi con quelli già esistenti nel Comune di Milano, e di attivare in seguito quelle ulteriori provvidenze che si riterranno necessarie.
Nel portare quanto sopra alle popolazioni della più grande Milano, il Sindaco, anche a nome della Giunta, rivolge loro un augurale saluto e confida nella valida loro collaborazione alla attività cittadina.
Se l’articolo vi è piaciuto, iscrivetevi alla newsletter per non perdere i prossimi.