Il giallo e il grigio di Milano e il colore di questo blog
Alcuni pensano che il colore tipico di Milano sia il grigio, altri che sia il giallo. Chi ha ragione? Entrambi. Ci sarebbe anche il rosso delle chiese romaniche, del Castello Sforzesco e di alcune abitazioni ma ne parleremo un'altra volta. Preferiamo dedicare questo post al giallo e al grigio.
MILANO E IL COLORE GIALLO
Partiamo dal primo: è talmente legato alla nostra città che esiste proprio il colore “giallo Milano”. Il suo codice cromatico è #08a1ae. Magari diventa iconico come F205E e come le coordinate geografiche (abbiamo visto magliette e tatuaggi con la latitudine e la longitudine).
Se andate a spasso per la città e osservate gli edifici senza pregiudizi e liberi dai luoghi comuni, vedete che è così. Una cosa simile la fece la blogger Onalim, che ha fotografato spesso il cielo meneghino per dimostrare che no, non è sempre nuvoloso. Anzi, sono di più i giorni in cui è terso.
Tra i tanti esempi di case gialle, scegliamo quelle che ci sono in Via Regina Giovanna, poco prima del passante ferroviario venendo da corso Buenos Aires. Perché proprio quelle? Perché sono le case dei ferrovieri.
L'eredità austriaca
Infatti, il giallo Milano si chiama anche giallo teresiano, in omaggio all'Imperatrice Maria Teresa.
Gli Asburgo fecero costruire la linea ferroviaria Milano-Monza, la prima che comparve sul suolo della penisola italiana. La Napoli-Portici è successiva.
Sapete che la stazione di testa c'è ancora? O, meglio, c'è ancora l'edificio. Sapete qual è? Quello della Maison Moschino, in via Melchiorre Gioia, non lontano dalla scalinata che porta in piazza Alvar Aalto e poi in piazza Gae Aulenti.
Il giallo teresiano non è l'unica cosa teresiana che c'è a Milano. Avete mai sentito parlare dei numeri teresiani? Se ci fate caso, su alcuni edifici del centro ci sono dei numeri civici altissimi, anche a quattro cifre e in vie non molto lunghe. Per esempio, ce n'è uno in corso di Porta Vigentina, vicino alla biblioteca.
È un retaggio del periodo in cui la numerazione civica seguiva dei criteri diversi da quelli che conosciamo noi. Partendo dall'1, che era Palazzo Reale, si proseguiva con andamento progressivo a spirale. A Venezia è ancora in vigore.
Tra le altre cose che dobbiamo agli austriaci ci sono la michetta e, dicono, la nostra efficienza. Il secondo punto è da approfondire. Parliamo della michetta. Nasce da un pane austriaco, il kaisersemmel, che i panettieri milanesi hanno modificato. Infatti, a causa del clima umido della Lombardia, il kaisersemmel non era buono come in Austria. Pertanto, fu necessario alleggerirne l'impasto.
Tra l'altro, gli austriaci hanno anche inventato, inconsapevolmente, lo spritz. Infatti, per loro i vini veneti e friulani erano troppo forti e allora li allungavano con il seltz.
Rimanendo in tema di cucina, la cotoletta alla milanese e la wiener schnitzler sono sorelle. Qual è nata prima? Non si sa. Però vi ricordiamo che esiste la cotoletta alla lubianese, piatto tipico di un'altra città asburgica.
Gli austriaci amano il cioccolato ma nella pasticceria milanese e lombarda in generale non lo si usa molto, pur con qualche eccezione.
La più nota è senz'altro il pane dei morti, che si mangia proprio in questa stagione.
Il cioccolato e il cacao si usano di più nelle torte paesane di alcuni comuni della Brianza e della parte settentrionale della Città Metropolitana di Milano. Ottobre è proprio il mese delle feste di alcuni di questi posti e la tradizione vuole che si mangi la torta nera.
Il RISOTTO ALLA MILANESE
Invece, il piatto principe della gastronomia di Milano è il risotto allo zafferano, che gli dà il colore giallo caratteristico. Il giallo richiama l'oro e quindi è un simbolo di ricchezza. Ma anche il fatto che lo zafferano sia una spezia molto molto costosa gioca un ruolo importante.
La leggenda narra che fu l'assistente di un pittore fiammingo a inventarlo. I due lavoravano per la Fabbrica del Duomo e decoravano le vetrate della cattedrale. Siccome l'assistente utilizzava sempre lo zafferano, il maestro (Valerio da Lovanio) gli disse: «Tra un po' lo metterai anche nel cibo». E lui lo fece: in occasione delle nozze della figlia del suo “principale”, chiese al cuoco di aggiungere un po' di questa spezia al risotto.
Attenzione: il risotto allo zafferano che si fa in casa o anche in alcuni ristoranti non è il vero risotto alla milanese. O non sempre lo è. Ci deve essere il midollo. Gualtiero Marchesi, il capostipite dei grandi chef contemporanei, ci aggiungeva una foglia d'oro. Commestibile.
I POLIZIESCHI, LA CRONACA E LA MUSICA
Il termine “giallo” è legato a un certo tipo di letteratura e molti romanzi e racconti polizieschi sono ambientati a Milano.
Gli autori sono tanti. Per non fare un elenco, ne scegliamo due: Scerbanenco e Crapanzano. Il primo perché era milanese di adozione (nato a Kiev, abitava in zona Lazzaretto) e per l'originalità. Infatti, non scelse come protagonista un commissario, un ispettore o un investigatore ma un medico radiato dall'albo.
Crapanzano, invece, era un pubblicitario e quindi sentiamo un po' di affinità con lui. Dopo molti anni che lavorava nella comunicazione, ha iniziato a scrivere dei romanzi gialli e ha inventato il Commissario Arrigoni e la sua squadra. S'ispira a Simenon.
La nostra città compare anche nel titolo di alcuni film come "Milano Calibro 9", di Fernando Di Leo, e "Milano odia, la Polizia non può sparare", di Umberto Lenzi. Abbiamo nominato i due registi perché sono tra i preferiti di Quentin Tarantino.
Anche la Milano reale è abbastanza "gialla". Nel senso che la cronaca nera non manca, com'è normale in una metropoli. I casi di crimini sono tanti. La storia più celebre è forse quella del serial killer di stretta Bagnera. Un altro episodio famoso è la rapina milionaria di via Osoppo, compiuta senza sparare un colpo e organizzata quasi alla perfezione. Ma, parafrasando Capitan Jack Sparrow, fu proprio quel “quasi” a fare la differenza e a permettere alla Polizia di arrestare i ladri, per i quali, si narra, facevano il tifo molti milanesi e non solo.
Ci sono anche la Ligera (malavita romantica e locale di una volta), Lutring, Vallanzasca, Turatello, i Marsigliesi.
Chiudiamo questa sezione con un riferimento alle Canzoni della Mala.
Il COLORE GIALLO E Il PRAGMATISMO DI MILANO
Ma perché proprio il giallo è il colore tipico di Milano? Ad esempio, delle case di ringhiera? Il suo utilizzo si diffuse all'inizio del Novecento. Perché ebbe così successo? Perché è un colore che copre bene i difetti degli edifici e quindi permette di rinviare la tinteggiatura e di risparmiare. Per essere più precisi, la fuliggine dei camini dava agli edifici una colorazione giallastra. Facendoli subito gialli si risolveva il problema alla radice.
Qualcuno si ricorderà che fino a non molto tempo fa la Scala e Palazzo Reale erano gialli mentre adesso sono grigi. Si tratta di un ritorno al passato. Magari un giorno racconteremo le loro storie.
Il GRIGIO È BELLO
Adesso due righe per il grigio.
Lo troviamo in molti edifici. A parte quelli già menzionati, citiamo il Monumentale, Palazzo Castiglioni, l'Acquario Civico (unica vestigia di Expo 1906), il Pirellone, l'Arena, i caselli di Porta Venezia e San Siro. L'elenco potrebbe continuare ma abbiamo scelto i più rappresentativi. Ah, c'è anche la Maison Moschino, di cui abbiamo parlato prima.
Si tratta di un grigio che non emana tristezza ma è un colore che dà agli edifici e alle statue un'eleganza sobria, un'eleganza propria di Milano.
Qualche detrattore della nostra città sostiene che sia grigia per la nebbia. Forse una volta. Adesso, quando arriva è un evento e l'accogliamo come quando ci viene a trovare un amico che vediamo pochissimo.
Il COLORI DI QUESTO BLOG
La scelta cromatica di Enne Media viene da qui: il giallo e il grigio sono due colori che rappresentano bene Milano e una milanesità autentica di cui ci sentiamo parte, fatta di legami con il passato e con le radici e di apertura verso l'innovazione e il cambiamento, di estetica e di pragmatismo, di attenzione alla cultura e al denaro, di divertimento e di serietà.