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L’Istituto dei Ciechi di Milano, quasi due secoli di storia

Veduta parziale dell’Istituto dei Ciechi di Milano (latp Mozart)

Quando abbiamo parlato del Quadrilatero del Silenzio, abbiamo accennato all'Istituto dei Ciechi di Milano. Abbiamo deciso di dedicare un articolo a questo ente benefico e all'edificio che ne è la sede..

L’EDIFICIO

Partiamo da quest'ultimo. Si trova in via Vivaio 7 all'angolo con via Mozart. Lo si riconosce dal colore giallo. Questo colore, come sappiamo, è tipico dei palazzi di Milano.

È stato progettato dall'architetto Giuseppe Pirovano e risale al 1892. Per l'esattezza, l'inaugurazione ha avuto luogo il 3 novembre 1892.

Il periodo di costruzione va dal 1890 al 1892.

Prima, l'istituto dei Ciechi si trovava a Porta Nuova e prima ancora, dopo la fondazione, era in via San Vincenzo.

Pirovano si è ispirato all'edificio dell'Istituto dei Ciechi di Parigi (Institut National des Jeunes Aveugles) e ha seguito il gusto eclettico, che a quei tempi era di moda.

Quello che ha reso possibile la costruzione del complesso di via Vivaio, è stato un lascito molto cospicuo. La decisione fu presa da Monsignor Luigi Vitali.

L'edificio è nato per ospitare i bambini ciechi (200, per la precisione, più il personale) e permettere loro di studiare.

Nel 1910, in via Mozart, venne costruito l'asilo infantile per i bambini non vedenti dai quattro agli otto anni. Lo volle Monsignor Pietro Stoppani. In questo asilo, che aveva una funzione propedeutica, si seguiva il Metodo Montessori. Adesso in questo edificio ha sede l’Unione Italiana Ciechi.

Nel 1925 hanno fatto il pensionato Casa Famiglia. All'inizio, era destinato alle donne cieche. Invece, oggi qui c'è la sua rsa (residenza sanitaria assistita), che oggi ospita anche persone vedenti.

Un altro anno significativo per l'Istituto dei Ciechi è il 1943. E, come si può immaginare, lo è in modo negativo. Infatti, sul sito ufficiale si può leggere

"La minaccia dei bombardamenti, durante la seconda guerra mondiale, consiglia lo sfollamento che si effettua con l'inizio del 1943". Chi ci segue (e, speriamo, non solo loro) sa che nell'agosto di quell'anno i bombardamenti da parte degli angloamericani danneggiarono o addirittura distrussero molti edifici di Milano. Il protagonista di questo articolo non fu risparmiato, ma, per fortuna, rimase piedi.

Nel 1946 ha riaperto, dopo essere stato restaurato. Nel 1947 è ritornato alla normalità.

Non ci inoltriamo nella descrizione della struttura e ci limitiamo a qualche punto interessante.

La prima cosa da dire è che in un'ala dell'edificio c'è il Museo Louis Braille. Non è un caso: l'istituto dei Ciechi di Milano è stato il primo ente italiano ad adottare questo alfabeto. Era il 1864.

In secondo luogo, la sala dei concerti e la chiesa erano le uniche parti accessibili al pubblico esterno. Ed erano anche le uniche parti in cui potevano incontrarsi allievi e allievi. Per il resto, la sezione femminile e quella maschile erano separate. Del resto, a quel tempo, e anche dopo, era una cosa normale.

Pirovano ha progettato questa sala, che si trova nel corpo centrale così come le chiesa, per le esibizioni dei ragazzi ospiti dell'istituto.

Terzo, vi sono busti e ritratti dei benefattori dell'ente. Sono più di 200.

Inoltre, vi sono i dipinti e le sculture che sono stati donati all'Istituto.

Merita una menzione anche l'archivio fotografico.

L’ISTITUTO DEI CIECHI DI MILANO DALLE ORIGINI A OGGI

Adesso, brevemente e per sommi capi, la storia di questo ente benefico.

Le origini dell'Istituto dei Ciechi di Milano risalgono a prima dell'unità d'Italia. Infatti, era il 1836 quando Michele Barozzi allestì un reparto per i non vedenti nella "Pia Casa di Industria" di via San Vincenzo.

Qualche anno dopo, l'istituto si costituì ufficialmente.

La data ufficiale dell'apertura è il 13 luglio 1840. Sempre all'interno della Pia Casa d'industria di San Vincenzo e sempre per volontà del Barozzi. Sappiamo anche primi due ospiti: Antonietta Banfi e Giuseppe Fabbrica .

I Conti Mondolfo, i suoi principali benefattori, comprarono dei terreni a Porta Nuova e quindi l'Istituto si trasferì da queste parti. La sede di Porta Nuova venne abbandonata il 12 ottobre del 1892. La causa principale del trasferimento fu il numero elevato di utenti.

Ben presto l'istituto assunse un importanza di livello nazionale e divenne un faro per questo tipo di attività.

Nel corso di questi quasi due secoli in molti hanno aiutato questa realtà encomiabile e in molti lo fanno tuttoggi.

Nel 1926 l'Istituto dei Ciechi divenne un Istituto Scolastico e passò sotto l'egida dipendenze del Ministero della Pubblica Istruzione. Nel 1939 nacque la Scuola di Avviamento Professionale per ciechi, che comprendeva un laboratorio di vimini, una falegnameria e un maglificio.

Sul sito ufficiale si può leggere.: L’Istituto opera per la piena integrazione scolastica e lavorativa, sociale e culturale dei ciechi, degli ipovedenti e dei pluridisabili visivi, promuovendone l’autonomia e valorizzando le aspirazioni personali proprie di ogni età della vita.

Infatti, oggi questo ente non assolve più alle funzioni originarie di accoglienze e istruzione dei giovani non vedenti (citazione Lombardia Beni Culturali)

Tra le cose che fa c'è la formazione di personale specializzato nel settore tiflologico. Il suo bacino d'utenza è nazionale.

Chiudiamo menzionando un'attività pop: il Dialogo nel buio, un'esperienza che si rivolge alle persone vedenti.

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