Avete letto Milano Criminale?
Il libro Milano Criminale, scritto da Daniela Ferro e da Andrea Accorsi e pubblicato dalla Newton Compton, fa una carrellata di eventi delittuosi che sono avvenuti nella nostra città dal 1903 al 2004. Pertanto, non troviamo fatti risalenti a prima di questa data (ad esempio, il caso del serial killer della stretta Bagnera) e, naturalmente, quelli successivi..
PANORAMICA GENERALE DI MILANO CRIMINALE
Sebbene nel libro si parli anche di rapine, come quella, celeberrima, di via Osoppo, di attentati, come quello di via Palestro, del 28 luglio 1993, di sequestri e di sparatorie, in questa recensione ci siamo concentrati sugli omicidi. Non è escluso che faremo un altro articolo partendo da questo libro.
Libro che si apre con una prefazione di Achille Serra, ex prefetto di Milano e quindi esperto del mondo criminale, e che contiene anche un glossario della Ligera e un antologia di testi della canzoni della Mala. Tra queste troviamo anche Faceva il Palo di Enzo Jannacci, e Walter Valdi.
È molto interessante il capitolo in cui si spiega come è cambiata la geografia della criminalità a Milano. Potremmo riassumerlo in una frase: il capoluogo lombardo è una grande periferia. Che cosa vuol dire? Nel centro di Milano non abitano molte persone: nel libro si parla di 40.000. Secondo Wikipedia invece sono circa 97000 (dati del 2022).
Aggiungiamo che il Municipio 1 è il meno esteso (per chi non lo sa, corrisponde al centro storico).
Ne consegue che la maggior parte dei milanesi abita negli altri municipi. Nei quali troviamo, a macchia di leopardo, tanti centri. E tante tante zone sicure e tante zone pericolose. Magari anche abbastanza vicine l'una dall'altra. Invece, un tempo la divisione sembrava più netta.
GLI OMICIDI RACCONTATI NEL LIBRO (NON TUTTI)
Eppure, alcuni omicidi di cui si parla in Milano criminale sono avvenuti nel pieno centro della città. Ad esempio, quello di Giorgio Ambrosoli, ucciso sotto casa, in via Morozzo della Rocca, da un sicario per conto di Michele Sindona l'11 luglio 1979. Via Morozzo della Rocca non è molto distante dall'Università Cattolica, nei cui bagni qualcuno, ancora senza nome, sabato 24 luglio 1971 ammazzò Simonetta Ferrero.
Giorgio Ambrosoli è una delle due vittime famose presenti in Milano Criminale. L'altra è il professor Roberto Klinger, luminare di fama internazionale che in passato aveva lavorato per l'Inter e per la Pallacanestro Cantù. Venne ucciso la mattina del 18 febbraio 1992 in via Muratori, dove abitava. C'è stato qualche sospettato ma ancora non si sa chi sia stato e nemmeno si riesce a capire il movente visto che di Klinger si è sempre detto che era una persona integerrima, distinta e senza nemici. È vero che nel libro si parla di una lettera che affermava il contrario ma non le venne dato credito.
Invece, l'omicidio di Francesco D'Alessio, avvenuto la mattina del 26 giugno del 1984 in corso Magenta 84 ha avuto un'autrice (abbastanza) famosa: l'aspirante top model Terry Broome, a causa, si scrive, delle avance troppo pesanti da parte dell'uomo e del fatto che l'avesse denigrata. Il padre della vittima, l'avvocato Carlo D'Alessio, ha messo in dubbio che la ragazza abbia commesso questo delitto perché aveva assunto delle droghe. L'elemento che gli fece pensare che non fosse stata lei fu il seguente: due colpi furono sparati con molta precisione e tre andarono a vuoto.
Il caso più famoso è forse quello di Rita Fort, ribattezzata la belva di San Gregorio, dal nome della via in cui avvennero i fatti (civico 40). La sera del 29 novembre 1946 la donna massacrò la moglie e i figli dell’amante nonché suo datore di lavoro. Anche su questo delitto ci sono dei dubbi: qualcuno pensa non abbia agito da sola. Anche il titolo del capitolo di Milano Criminale dedicato a questo evento è abbastanza significativo: Li ho ammazzati tutti io!
Un altro caso interessante è quello che ha visto l'ingegnere Michele Cammarata uccidere in piazza Virgilio, dietro a Cadorna, la moglie Emma Pinto e il suo amante, l'avvocato Enzo Polidoro. È interessante perché è considerato il primo omicidio passionale del Dopoguerra: era l'agosto del 1948. Al processo, molti erano dalla parte dell'assassino.
Molti di questi delitti sono stati commessi al chiuso.
Ci sono anche due casi un po' pulp. Il primo è quello con cui si apre il libro: il 24 maggio 1903, nel porto di Genova furono trovati i resti di una donna uccisa dal marito, Alberto Olivo, stanco, a suo dire, delle angherie della moglie. La donna si chiamava Ernestina Beccato. L'omicidio avvenne in via Benedetto Marcello, una perpendicolare di via San Gregorio.
Cadaveri nascosti
Il secondo è quello del decapitato della casba: il 26 gennaio 1966 in un armadio fu trovato il cadavere senza testa di un anziano, Giuseppe Zaffaroni Anche in questo caso ci fu un sospettato ma non venne formulata nessuna accusa ufficiale. E nemmeno se ne capisce la causa dato che la vittima era una persona senza nemici, tranquilla e gentile. Il caso, su cui scrisse un articolo Dino Buzzati, ebbe come teatro un appartamento situato in via Alessi 2, nei pressi di corso Genova. Il colpevole, Benito Gnata, nipote del morto, venne messo in manicomio perché aveva la sindrome dissociativa schizofrenica.
Nel libro si parla anche di due persone che probabilmente sono decedute di morte naturale. La prima è Maria Pasquali: la figlia, Anna Maria Carlesimo, tenne il cadavere chiuso in un baule dal gennaio del 1944 al 31 luglio 1945. Il corpo era talmente consunto (al momento del ritrovamento pesava 6 chili) che l'autopsia non poté stabilire se la donna fosse stata avvelenate. Esclusero, però, la morte violenta. Avvenne in via Andrea Doria 9.
L'altra, invece, non ha nome: si trovava in un baule rinvenuto la sera del 9 febbraio 2000 tra via Traiano e via Gattamelata . Gli autori di Milano Criminale hanno scritto che era un uomo più vicino agli 80 anni che ai 70. Ma sul sito del Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense, Istituto di Medicina Legale di Milano si dice che aveva tra i 55 e i 75 anni (è il caso 4).
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