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Che cos’era il Tombon de San Marc ?

Quello che resta del Tombon de San Marc

Non è semplice tradurre in italiano Tombon de San Marc. Ammesso che tutti i nomi si debbano tradurre. Ma possiamo aiutarci con il francese: tomber significa cadere. Avremmo potuto renderlo con "Cascata di San Marco". Ma ci sembrava un po' esagerato.

IL TOMBON DE SAN MARC

In breve, il Tombon de San Marc era un passaggio buio e stretto, situato al di sotto dei Bastioni, in cui dovevano passare le acque del Naviglio della Martesana e le imbarcazioni provenienti da nordest. Queste, subito dopo, dovevano pagare il dazio. Infatti, ancora oggi c'è un ponte che si chiama Ponte delle Gabelle.

Sotto il Ponte delle Gabelle troviamo la Conca dell'Incoronata, terminata nel 1496. Il progetto è di Leonardo. Serviva a far superare alle barche il dislivello tra il Naviglio Martesana e la Cerchia dei Navigli. Una targa ne celebra i 500 anni.

La Chiusa dell’Incoronata si trovava poco dopo il Tombon de San Marc

Le acque proseguivano e all'altezza di San Marco si immettevano nelle acque interne della città. E infatti questa chiesa è nella Cerchia dei Navigli, coperta negli anni Trenta.

In molti pensano che il Tombon de San Marc fosse qui ma si sbagliano.

Adesso il Naviglio della Martesana scorre a cielo aperto dalle sorgenti dell'Adda fino al punto in ci sono a Cassina de Pomm e il Parco della Martesana. Prima, invece, percorreva via Melchiorre Gioia e arrivava fino a Brera.

Etimologie di Tombon de San Marc

Nel Tombon de San Marc e nelle sue vicinanze si creavano dei mulinelli d'acqua che facevano andare a fondo tutto quello che vi cadeva dentro (per questo motivo venne scelto da tante persone che avevano deciso di suicidarsi). Questa sarebbe l’origine del nome.

I mulinelli erano causati da quanto segue: il Naviglio della Martesana nell’ultimo tratto riceveva acqua dal Seveso da alcune rogge e dava acqua al canale Redefossi e quindi s’incrociavano acque di profondità diverse.

Invece, secondo un'altra versione, il nome deriverebbe dal fatto che prima, dove poi sarebbe sorto il laghetto di San Marco (cfr infra), c’era un cimitero. Pertanto, non tutti quelli che caddero nel Tombon de San Marc lo fecero volutamente: alcuni vi furono trascinati dai fantasmi. (Fonte: Cineteatro Stella).

Acqua e treni

Il Naviglio della Martesana collegava Milano con i laghi, con il Nord Europa e con la Bergamasca, anche se quest'ultimo territorio apparteneva alla Repubblica di Venezia e i rapporti tra il Ducato e la Serenissima non erano proprio idilliaci.

Nel XIX secolo qui vicino venne aperta la prima stazione ferroviaria di Milano. L'edificio c'è ancora e si trova in via Melchiorre Gioia. Ne abbiamo parlato in un articolo di qualche tempo fa..

In questa zona c'è anche la sede storica del Corriere della sera, quella di vIa Solferino Non è un caso: la carta arrivava via acqua da Corsico (dalle cartiere Burgo).

LA CHIESA DI SAN MARCO

Se andate a vedere la chiesa di San Marco, dovete immaginarvela con davanti uno specchio d'acqua. Era il laghetto de San Marc, uno dei porti della città nonché la foce del Naviglio della Martesana.

La struttura risale al XIII secolo o forse addirittura al XII. Tuttavia, la facciata, neogotica, è opera di Maciachini (1818-1899).

Prima che venisse completato il Duomo, era la chiesa più grande di Milano

Alcuni sostengono che sia stata intitolata a San Marco per ringraziare i veneziani per l’aiuto dato contro il Barbarossa.

All'interno troviamo alcune cose interessanti.

  • La lastra tombale di un uomo colpito dalla damnatio memoriae (forse Cristoforo Caimo, giureconsulto fiscale e letterato morto nel 1539. Fonte: Videoenciclopedia dell'Architettura, dell'Urbanistica e del Territorio);

  • Una targa che indica come ottenere uno sconto della pena che si dovrà scontare in Purgatorio;

  • Il momento funebre di Lanfranco Settala, erudito agostiniano e confessore dell’arcivescovo Giovanni Visconti;

  • L'organo più grande della Lombardia;

  • Un dipinto raffigurante Tarantasio.

La chiesa appartiene all'ordine degli agostiniani. La canonica per qualche mese ha ospitato Mozart.

All'angolo tra via San Marco e via Montebello c'era un ponte. Anche questo veniva utilizzato per i suicidi perché pure qui si formavano dei mulinelli.

Tarantasio

Chi era Tarantasio? Un drago. Secondo una versione della leggenda, lo stemma visconteo deriverebbe da lui. Secondo un'altra, venne ucciso da San Colombano. Abbiamo già visto una storia con protagonista questo santo.

SANTA MARIA INCORONATA

Santa Maria Incoronata si trova in corso Garibaldi, vicino alla fermata di Moscova. È caratterizza dal fatto di avere due faccende identiche attaccate. Infatti, è nata dall'unione tra due chiese, quella dedicata a Santa Maria di Garegnano (a sinistra) e quella dedicata a San Nicola da Tolentino (a destra).

La prima era la più antica. La seconda venne fatta edificare da Bianca Maria Visconti. La volle esattamente uguale all’altra per celebrare il legame tra lei e il marito Francesco Sforza. Risale agli anni ’50 del XV secolo ed è stata finita nel 1460. Invece, i lavori per creare la chiesa unica sono iniziati nel 1468, due anni dopo la morte di Francesco. La Duchessa se ne è andata proprio nel 1468.

Ne parliamo perché ha dato il nome alla Conca dell’Incoronata.

Itinerario (passando per il Tombon de San Marc)

Anche la chiesa di Santa Maria Incoronata appartiene agli agostiniani. È abbastanza singolare che nella stesa porzione di città vi siano due chiese che fanno capo allo stesso ordine monastico.

Se fate una passeggiata, vedete che potete andare dall'una all'altra nel giro di poco tempo.

Tragitto. Partite da Santa Maria Incoronata. Percorrete corso Garibaldi in direzione di piazza Gae Aulenti. All'incrocio con i Bastioni girate a destra. All'altezza del Tombon de San Marc scendete le scale. Riconoscerete il punto dal cartello. Fate tutta via San Marco fino alla chiesa.

Il Torchio Mistico

Torchio Mistico

L'interno è molto bello. Da segnalare l'affresco intitolato il Torchio Mistico. Il braccio trasversale della croce viene rappresentato come quello di torchio, girato dal Padre e dallo Spirito Santo, raffigurato con le sembianze di una colomba. Il sangue di Cristo diventa vino. Si vedono Agostino e Girolamo. Probabilmente c’erano anche Ambrogio e Gregorio. Sono i primi quattro Dottori della Chiesa. Inoltre, si scorge un copricapo da papa. Si pensa che sia un riferimento a Sisto IV, il committente dell’opera.

L’opera è un rimando palese alla transustanziazione cioè al momento in cui, secondo la religione cattolica, il vino consacrato diviene il sangue di Gesù.

Questa simbologia in Italia è rara mentre è più frequente nel Nord Europa, soprattutto nell'area fiamminga. Carlo Borromeo volle che l’affresco fosse coperto. È solo dagli anni 30 del XX secolo che è di nuovo visibile.

Il Torchio Mistico è un’opera del Bergognone.


Curiosità Tombon de San Marc è anche il nome di un ristorante molto rinomato che c’è in via San Marco.

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