Non solo a Milano e non solo il 25: aprile è sinonimo di liberazione?

Visto che si avvicina la Festa della Liberazione, vorremmo parlarvi di quello che accade il giorno prima e il giorno dopo il 25 Aprile 1945.

Poi torneremo indietro fino al XIV secolo e vi racconteremo una storia che toccò il proprio apice il 23 aprile del 1339. Anche in questo caso si trattò di una liberazione.

Faremo un cenno a un altro 25 Aprile, quello di Lisbona.

Infine, vi spiegheremo perché il cadavere di Mussolini fu esposto proprio in piazzale Loreto.

LA RADIO CHE ANNUNCIÒ LA LIBERAZIONE DI MILANO

Alcune storie di questo articolo hanno come scenario una zona che si trova nella periferia sud di Milano, quella formata dal Vigentino e da Morivione.

La prima è questa: al 73 di via Campazzino c'era una stazione radio Da qui, il 26 aprile del 1945 il comandante delle Brigata Matteotti, Corrado Bonfantini, annunciò la liberazione di Milano.

Via Campazzino

Via Campazzino si trova al Castellazzo, che era una frazione del Vigentino. L'asse formato da via Verro, via Castelbarco e via Teulliè era la Strada del Castellazzo.  In questa frazione durante la festa dell’Addolorata, che cadeva in settembre, si celebrava una messa all’edicola della Madonna di via Campazzino, che è ancora visibile. C’erano l’albero della cuccagna, la corsa dei sacchi, il salto dell’oca e la banda del Comune di Vigentino suonava. In via Campazzino 14 c'era un monastero gerolomino. Nel 1635, Cesare Monti, nominato arcivescovo di Milano, vi sostò per imparare il rito ambrosiano.

Il Vigentino

Situato vicino allo Scalo di Porta Romana, nella Seconda Guerra Mondiale il Vigentino era considerato un luogo strategico e al 255 di via Ripamonti c’era la contraerea.

NIGUARDA ANTICIPA IL RESTO DI MLANO

Altrettanto interessante è il fatto che in un altro quartiere periferico di Milano, Niguarda, l'insurrezione per la liberazione sia iniziata  il 24 aprile. Se cliccate su questi link (https://www.bellaciaomilano.it/1945/eventi-insurrezionali-milano/47-1.html?showall=1) potete vedere la cronistoria di quello che accade quel giorno. Un episodio si svolse in piazza Belloveso, dedicata al fondatore di Milano. Qui vicino c'erano dei rifugi antiaerei.

L'indomani, Sandro Pertini diramò l'ordine dello sciopero generale e disse di mettere gli occupanti davanti all'aut aut: arrendersi o morire. Il quartier generale della Resistenza in cui fu decisa la strategia da seguire era nella scuola dei Salesiani di via Copernico

Invece, il giorno prima, il 23 aprile, i ferrovieri milanesi avevano deciso di scioperare per mettere in difficoltà i nazifascisti.

L’ALTRA LIBERAZIONE DI MILANO: MORIVIONE, SQUILLETTI E SAN GIORGIO

Il 23 aprile. Dicevamo di quello del 1339. Dobbiamo ritornare a Morivione. Qui la storia si mescola con la leggenda. Si narra che un certo Vione Squilletti vessasse la città e i suoi dintorni.

Probabilmente era  un ex ufficiale dell'esercito di Lodrisio Visconti. Dopo la sconfitta nella battaglia (fratricida) di Parabiago, quella in cui apparve Sant'Ambrogio tra le nuvole per dare coraggio all'esercito legittimista, che combatteva per Luchino Visconti, mise su un piccolo esercito con cui scorrazzava e terrorizzava la città e non solo.

Quando le guardie di Luchino Visconti lo uccisero, il 23 aprile 1339, la popolazione offrì loro del pan de mej e della panna. Il 23 aprile è il giorno di San Giorgio, che è anche il patrono dei lattai.

La leggenda dice che qualcuno nel punto in cui cadde lo Squilletti scrisse “Qui morì Vione” e questa sarebbe l'etimologia del nome di questo quartiere.

Fosca

Tra l'aristocrazia e l'alta borghesia si diffuse l'abitudine di andare in campagna, specialmente a Morivione, nel giorno di San Giorgio a mangiare il pan de mej e la panerada, un dolce a base di panna, uova e zucchero .

Ne parla anche Tarchetti in Fosca: in un passo, il protagonista e la fidanzata Clara vanno a fare una scampagnata in occasione di San Giorgio e l'autore nomina proprio Morivione.

IL 25 APRILE IN PORTOGALLO

Adesso parliamo del 25 Aprile di Lisbona. La Rivoluzione dei Garofani. Siamo nel 1974. Quel giorno un gruppo di militari, dei capitani, mise fine al regime salazarista. Salazar ammirava Mussolini. Il segnale in codice per l'avvio delle operazioni fu la messa in onda alla radio del brano Grandola Vila Morena di Zeca Afonso. La canzone è diventata una sorta di secondo inno nazionale. Quello ufficiale s’intitola A portuguesa.


Uno dei simboli di Lisbona è il ponte del 25 Aprile (Pontem 25 de Abril). Prima si chiamava ponte Salazar. Collega le due sponde del Tejo.

TOPONOMASTICA MILANESE

Invece, in Italia in ogni città c'è una piazza o una via dedicata al giorno della Liberazione dal nazifascismo.

A Milano, piazza 25 Aprile è vicino a Porta Garibaldi. È interessante il fatto che non lontana da qui vicino ci fosse via Marcia su Roma, ora via Castelfidardo (un tratto), da cui, nell'ottobre del 1922, partirono i fascisti milanesi per andare nella capitale a prendere il potere con la forza.

IL 25 APRILE E MILANO

Milano è medaglia d'oro della Resistenza e la data del 25 Aprile è stata scelta perché è quella della liberazione della nostra città e di Torino. Come si sa, la celebrazione del 25 Aprile che si fa a Milano è una delle più importanti d'Italia. Se non addirittura la più importante.

PERCHÉ MUSSOLINI VENNE APPESE PROPRIO IN PIAZZALE LORETO?

Durante gli scontri, alcuni repubblichini si asserragliarono nella sede del fascismo di piazza San Sepolcro, dove il 23 marzo 1919 Mussolini aveva costituito ufficialmente il primo nucleo di quello che sarebbe diventato il PNF. Inoltre, Mussolini abitava a Milano (dove incontrò anche Anna Kuliscioff) e a Milano c'era la redazione del Popolo d'Italia. E proprio a Milano il futuro dittatore aspettò gli esiti della Marca su Roma.

I fatti di piazzale Loreto sono noti. Ma perché i corpi vennero appesi proprio lì? Perché in quella piazza il 10 agosto 1944 furono trucidate delle persone per rappresaglia e i loro cadaveri rimasero esposti per giorni e vilipesi come monito. La Brigata Ettore Mutti non permetteva ai parenti di avvicinarsi. Prima dell'esecuzione i condannati non poterono avere neanche i conforti religiosi. Se andate in piazzale Loreto all'angolo con via Andrea Doria trovate un monumento che ricorda quell'episodio. E quello è il punto in cui furono messi cadaveri dell’ex dittatore, di Claretta Petacci e di alcuni gerarchi. Al tempo c’era un distributore di benzina. Adesso ci sono la fermata della 55 e quella della 56.



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