Perché Milano è la capitale del design?

Il Salone del Mobile, il Fuori Salone e gli eventi collaterali ci hanno fatto porre una domanda: ma perché Milano è la capitale del design?

Prima di rispondere a questa domanda, ricordiamo che la prima edizione del Salone del Mobile risale al 1961. Nel 2021, in occasione dei sessant'anni, quello che si tenne prese il nome di Supersalone. 

MILANO, DESIGN E ARCHISTAR

Il design è strettamente legato ad altre due discipline in cui Milano eccelle: la moda e l'architettura. Concentriamoci su quest'ultima. Sono tante le archistar che hanno progettato sia edifici sia pezzi d'arredamento e bagni. In questa carrellata ci limiteremo a quelli nati o vissuti a Milano o che qui hanno fatto qualcosa di molto significativo.

Zaha Hadid

Per esempio, Zaha Hadid non è nata a Milano e non può nemmeno essere considerata una milanese d'adozione. Però ha progettato la torre che porta il suo nome nonché il centro commerciale e le case bianche di City Life (come molti sanno, in una di queste abitavano i Ferragnez. Il nome ufficiale del gruppo di edifici è Milan Residential Complex).

Ma Zaha Hadid ha progettato anche pezzi d'arredamento. Potendo vederne l'elenco visitando il sito ufficiale dello ZHA.. 

Lei è morta nel 2016 ma il suo studio, con a capo Pieter Schumacher, è ancora attivo.

Giò Ponti e Piero Bottoni

Invece, le archistar di cui parliamo adesso erano di Milano e questo fa capire meglio il rapporto tra il design e questa città.

Partiamo da Giò Ponti. Oltre al Grattacielo Pirelli, gli dobbiamo molti altri edifici. Le sue opere architettoniche sono presenti in molti Paesi. Limitandoci a Milano, vista la vastità della sua produzione, ne ricordiamo solo alcune: il palazzo della Rai di corso Sempione, la Torre Branca, la chiesa dell'ospedale San Carl, la Casa di via Randaccio,. Quest'ultima l'abbiamo messa perché è il posto in cui abitava. L'ha progettata lui. Questa casa si trova vicino al palazzo della Rai di cui abbiamo parlato poco fa ed è considerata un luogo d'interesse pubblico. Nei suoi paraggi ci sono una costruzione a uso abitativo e per uffici progettata da Bottoni (anche lui ha fatto qualcosa di design), Casa Rustici di Terragni e via Eupili. In via Eupili si trova la sede del Centro di Cultura ebraica. Nello stesso edificio prima c'era una scuola. Ma non una scuola qualsiasi, bensì la scuola dove andarono insegnanti e studenti dopo le leggi razziali del 1938.

Inoltre, Randaccio è il nome di uno specchio che Giò Ponti ha disegnato. Ne aveva uno nella propria camera da letto. Un altro suo  specchio è l'F.A 33. FA è un acronimo e sta per Fontana Arte, l'azienda che l'ha commissionato. 33 significa che risale al 1933.

Ma Giò Ponti è legato anche alla Richard Ginori e alle ceramiche per i bagni. In questo contesto, ricordiamo le manopole dei lavandini e dei bidet a forma di stella, nate per essere girate solo con due o tre dita.

Ma la sua opera più importante rimane il Grattacielo Pirelli. Così importante che ha lo ispirato quando ha creato due lampade: la Pirellina e il Pirellone.

IL DESIGN NELLA TOPONOMASTICA DI MILANO: PIAZZA COMPASSO D’ORO

Giò Ponti e Piero Bottoni non sono gli unici architetti di Milano che si sono occupati sia di architettura sia di design. Una breve lista di altri che lo hanno fatto: Vico Magistretti, i fratelli Achille e Piergiacomo Castiglioni, Francesco Trabucchi, Gae Aulenti, Carlo Colombo, Pietro Lissoni,

Sebbene non fosse un architetto ma solo un designer non possiamo non menzionare Bruno Munari.

Avremmo potuto scrivere almeno un paragrafo per ognuno di loro ma in realtà meriterebbero tutti un articolo dedicato e non è detto che non lo faremo.

Adesso preferiamo parlarvi di toponomastica: che ci sia un legame forte tra Milano e il design si evince anche dalla presenza di piazza Compasso d'oro. Si trova tra il Monumentale e via Ceresio. Qui c'è la sede del Museo del Design. che è l’edificio Tram a Cavallo (XIX secolo).

È stata creata nel 2020. Invece, il Compasso d'oro è un premio, il più antico in questo ambito. È nato nel 1956 per volontà di Giò Ponti. Viene assegnato sia ai progetti sia alle persone. Nel secondo caso è un riconoscimento alla carriera. Per quanto riguarda i progetti, c'è una sezione italiana e una sezione internazionale. Se ne possono fregiare sia i designer sia le aziende produttrici.

IL RUOLO DELLE AZIENDE COMMITTENTI

A proposito di aziende, forse la domanda iniziale ma perché Milano è la capitale del design? ha anche un'altra risposta, che coesiste con quella che abbiamo dato in questo articolo. Quale? La presenza diretta (sede) e/o indiretta (showroom) sul territorio milanese, inteso anche come città metropolitana, di aziende produttrici di pezzi di arredamento e di complementi d'arredo come Cassina, De Padova, Fontana Arte, Pozzi Ginori. Carlo Lissoni ha detto che Milano ha questo primato per via della presenza delle industrie e non a causa dei designer e degli architetti.

In fondo, il design è la realizzazione di un’idea e, pertanto, occorre tenere conto delle caratteristiche dei materiali (sui quali si fa molta ricerca).

Magistretti, Artemide e Cassina

Questo comporta che ci sia una collaborazione tra il progettista e le persone che sanno corpo alla sua idea. La comunicazione tra di loro è molto importante. Per questo, mettiamo una parafrasi di una citazione di Vico Magistretti: un progetto deve essere così chiaro da poter essere dettato al telefono. E infatti disegnava un po' dove capitava. L'esempio più celebre è quello della lampada Eclissi di Artemide, realizzato sul retro di un biglietto della metropolitana.

Un altro pezzo molto famoso di Magistretti è la sedia Carimate, un cui esemplare di trova nel Museo della Sedia. Lo ha commissionato Cassina.

I Castiglioni e Zanotta

L'importanza dei materiali si vede anche dall'utilizzo del Ready Making, che consiste nell'assemblare oggetti o pezzi di oggetti per creare qualcosa di nuovo e adatto a un contesto diverso da quello di partenza. È il caso, ad esempio, dello sgabello Mezzadro dei fratelli Castiglioni, realizzato da Zanotta. È fatto con la seduta di un trattore, un grilletto da bicicletta, una balestra in acciaio inox e una base in legno che viene da un contesto nautico.

Olivari e le maniglie

Chiudiamo con una curiosità: una delle maniglie della Olivari, la cui sede è a Borgomanero, si chiama Milano. Sono tanti i designer che si sono cimentati anche con le maniglie, considerate anche un complemento d'arredo.

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