Qual è il rapporto tra la Scala di Milano e il Carnevale Ambrosiano?

C'è (o, meglio, c'era) un legame molto stretto tra il Carnevale Ambrosiano e la Prima della Scala di Milano. Quale?

QUANDO INIZIA IL CARNEVALE?

Prima, però, dobbiamo rispondere a un'altra domanda: quando inizia il periodo di Carnevale? Sappiamo quando finisce. Ma quando comincia? Secondo una tradizione, il 17 gennaio, festa di Sant'Antonio Abate. Attenzione: non è quello di Lisbona, che noi chiamiamo "da Padova". Il 17 gennaio è il giorno della benedizione degli animali domestici e da fattoria. Infatti, Sant'Antonio Abate è il loro protettore. È la notte in cui gli animali parlano

Alcuni, addirittura, anticipano la data al 7 gennaio. Ha senso, visto che il Carnevale è il periodo che intercorre tra il periodo natalizio e la Quaresima. Mi è capitato di vedere bambini vestiti in maschera già nei primi giorni dopo l'Epifania.

Tuttavia, si tratta di eccezioni. E, salvo eccezioni illustri, come il Carnevale di Colonia, di fatto i festeggiamenti si riducono alla settimana grassa. Settimana grassa che a Milano, come molti sanno, non termina il martedì ma il sabato, quattro giorni dopo.

LA CONFERENZA DEL 2013

In questo articolo non vogliamo parlare delle cause di questa differenza, dovuta al rito ambrosiano.

E neanche della maschera creata da Carlo Maria Maggi, quel Meneghino divenuto sinonimo di milanese, al pari di ambrosiano.

Vogliamo invece parlare di quando i festeggiamenti del Carnevale iniziavano il 26 dicembre. In altre parole, tra il periodo natalizio e quello carnascialesco non c'era soluzione di continuità.

Lunedì 9 dicembre 2013 assistetti a una conferenza che si tenne allo Spazio Oberdan.

Lo Spazio Oberdan

Per chi non lo sapesse, era uno spazio multifunzionale. Ha chiuso nel 2018 e al suo posto c'è il Meet.

Vi si tenevano mostre, proiezioni cinematografiche d'essai e conferenze.

Il contenuto della conferenza

Una fu proprio quella del 9 dicembre 2013, inserita nel ciclo intitolato Paesaggi senza confini. Relatore: Emilio Sala, professore associato di Drammaturgia musicale presso l’Università statale di Milano. Si occupa dei rapporti tra la musica e i diversi tipi di spettacolo dal Barocco al Novecento. La conferenza s’intitolava: Socialità musicale e carnevale a Milano.

Il valzer

Il professor Sala spiegò che nel XIX secolo il Carnevale a Milano si rinnovò. Merito soprattutto dei balli "a coppia chiusa", soprattutto del valzer.

Per molto tempo il valzer ebbe la fama di danza oscena. Noi lo vediamo come qualcosa di classico e di certo non lo consideriamo scabroso. Eppure, ai tempi era così perché fu il primo ballo a coppia chiusa (o, comunque, uno dei primi). Inoltre, aveva una valenza erotica e seduttiva molto forte, anche a causa del movimento avvitatorio, che rimanda alla vertigine dell’orgasmo femminile.

I balli a coppia chiusa si contrapponevano a quelli collettivi.

Il 1799 fu il primo anno in cui a Milano si danzò al ritmo del valzer, che a Carnevale veniva ballato in maschera. nelle feste più esclusive che si tenevano in città. Tutti i teatri d'opera di Milano ospitavano queste feste, che iniziavano dopo gli spettacoli. Per prendervi parte bisognava pagare il biglietto.

In queste feste si ballava anche la quadriglia. Spesso, le arie delle opere venivano riarrangiate per essere rese ballabili. Anche allora remixavano!

Il valzer ebbe un successo trasversale: lo ballavano anche le persone dei ceti popolari.

Questo interclassismo ancora ai tempi di Mozart (1756-1791) non sarebbe stato possibile.

Milano e il cibo

Un'altra cosa interessante è che a quei tempi Milano si autopercepiva come città crassa, una città in cui si mangiava e beveva.

Aggiunta nostra. Se ci pensiamo, le osterie hanno sempre svolto un ruolo importante, dalle canzoni della Mala al brano di Giorgio Gaber Trani a go go. Una bosinata, cantata dai Gufi, El riducul matrimoni, parla di un pranzo di nozze davvero pantagruelico. Inoltre, il tema del cibo è presente anche nelle opere di alcuni poeti milanesi, tra i quali Carlo Porta.

In un articolo de Il Giorno datato 8 giugno 2013 possiamo leggere:

“Expo 2015 può rivelarsi un successo. Altrove non sarebbe così scontato. A rassicurare, provvede el sur Carlo vissuto due secoli fa, il più onesto cantastorie concittadino. Riletto da un professore della Statale, Mauro Novelli: Divora il tuo cuore, Milano. Carlo Porta e l’eredità ambrosiana (il Saggiatore). Ma solo in questo saggio si dà conto d’un tratto fondamentale dell’identità meneghina, oltre a schiettezza e operosità: attitudine storica è anche la “ghiottoneria”. Non ingordigia, prego. I milanesi “ne l’abbondanza e delicatezza dei cibi sono singolarissimi, e splendidissimi in tutti i loro conviti, e par loro di non saper vivere se non viveno e mangiano sempre in compagnia” informava già nel Cinquecento il narratore Matteo Bandello”.

Molto probabilmente, veniva percepita in questo modo anche dall'esterno.

Tutto questo è molto importante ai fini di questo articolo visto che stiamo parlando di una festa in cui il consumo di carne, zuccheri e grassi è fondamentale.

I coriandoli

A poco a poco, la festa si istituzionalizzò e l'elemento violenza diminuì sempre di più. Pensate che fino al XVII secolo era possibile utilizzare le armi da fuoco. Poi vennero vietate.

Inoltre, alla fine dell'Ottocento i coriandoli divennero come li conosciamo noi. Prima si tiravano dei tondini di gesso e farina, le cui vittime designate erano i preti, sia per via del vestito nero (doveva essere molto divertente macchiarli) sia per via di un certo sentimento anticlericale, che si esprimeva anche tramite gesti irriverenti come questi. L'anticlericalismo era condiviso da una parte della stampa locale, anche a quei tempi molto prolifica

I coriandoli si chiamano così perché i tondini di gesso e farina avevano come anima le bacche di questa pianta.

La Scala di Milano e il Carnevale

Ma che cosa c'entra la Scala di Milano con il Carnevale?

Innanzitutto, abbiamo visto il legame di questa festa con il mondo dell'operistica.

Ma soprattutto la prima della Scala era il 26 dicembre, primo giorno del periodo carnascialesco. I due inizi coincidevano.

LA PRIMA DELLA SCALA DI MILANO NON PIÙ A CARNEVALE

Qualcuno di sarà stupito nel leggere che la prima della Scala si teneva il 26 dicembre: per noi è automatico che sia il 7 dicembre. Eppure, lo spostamento di data è abbastanza recente: 1951. Il direttore artistico Victor De Sabata volle che coincidesse con il giorno del patrono di Milano. Quell’anno in programma c’era l’opera di Verdi I vespri siciliani, con la Callas.

Si passò quindi da una festa (anzi, due: Santo Stefano e Carnevale) a un'altra (Sant'Ambrogio).

UNA PRIMA DELLA SCALA (STORICA) A MAGGIO

Una prima della Scala da ricordare è quella dell’11 maggio 1946, quando Toscanini diresse un concerto. Anche se tecnicamente la stagione quell’anno iniziò con il Nabucco di Verdi, questa fu la vera prima. Perché l’11 maggio il Teatro riaprì dopo la ricostruzione: era stato bombardato nell’agosto del 1943. Il sindaco di allora, Greppi, fu uno dei fautori della rinascita del teatro voluto dall’Imperatrice Maria Teresa.

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